Confermando una sezione ritmica che vede la presenza di drummers veri e quindi senza la batteria elettronica degli esordi, Corrado Sardella, alias Doracor, sforna l'ennesimo lavoro con il suo marchio di fabbrica, ormai inconfondibile per chi lo segue fin dagli esordi.
Si parte con Settimo cielo, una mini-suite di circa tredici minuti, la cui breve introduzione Improperium è, a sorpresa, un canto gregoriano, che dopo un paio di minuti sfocia nel classico rock sinfonico a cui il tastierista romano ci ha abituato, partendo in sordina, ma pronto poi a debordare verso un sound altisonante.
L'inizio del lavoro, così, mostra un'intelaiatura di base che prevede una proposta a cui siamo già avvezzi, piena di barocchismi e con tastiere protagoniste che possono far andare in sollucchero gli amanti di Keith Emerson e Rick Wakeman. Ma nel prosieguo, già con la seconda traccia La vita che cade, notiamo che c'è un ulteriore passo avanti nel diversificare i timbri, concedendo spazi importanti non solo alle chitarre, ma anche al sax e al violino elettrico. Con lo scorrere dei minuti si ripresentano, quindi, un po' tutte le caratteristiche mostrate nel corso degli anni da Doracor, capace di inondare l'ascoltatore con momenti di grande maestosità e pomposità, ma anche di illuminare la scena con arrangiamenti sinfonico-romantici di squisita fattura e grande eleganza. Un cd targato Doracor magari non sarà mai il massimo dell'originalità, ma conterrà sicuramente cuore, talento e buona musica. Qualche sferzata verso il prog-metal all'inizio di Planet X e qualche melodia piuttosto zuccherosa qua e là non possono far parlare di album perfetto nel suo genere, ma gli spunti interessanti che dimostrano una verve compositiva frizzante e brillante sono costanti e composizioni come la breve Così lontani quei giorni (pezzo per sole tastiere), Inanna (altra mini-suite, vicina ai dieci minuti e uno dei momenti che può competere con le cose migliori del passato di Sardella) e Nel silenzio del tempo ne sono la dimostrazione. Deliziosa, poi, la conclusione affidata ad Attimo, con struggenti note di piano a guidare.
Forse La vita che cade si ferma qualche gradino più in basso dei precedenti Onirika e Lady Roma, ma rappresenta comunque un altro bel disco per il tastierista, che riesce a mantenere elevata la qualità media della sua discografia. E' l'ottavo album per Doracor e non sono tantissimi gli artisti italiani "nati" negli anni '90 che sono riusciti ad arrivare a tanto. Segno di un fervore artistico che riesce a mantenersi vivo e costante nel corso degli anni.
Peppe De Spirito